Calcionews24
·9 March 2025
«Baresi e Baggio in lacrime a Usa ’94, il concerto di Arbore, Roma-Liverpool, Sacchi alla Roma, l’arrivo di Falcao: il mio calcio è stato questo»: i racconti di Raffaele Ranucci

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·9 March 2025
Raffaele Ranucci è stato capodelegazione Figc e nella Roma ha fatto il vicepresidente. Parlare con lui significa avere tanti racconti inediti sul calcio ed è quanto ha fatto oggi La Gazzetta dello Sport.
IO C’ERO – «Beh, in effetti ho assistito da vicino a momenti decisamente importanti per il calcio italiano».L’IMMAGINE DI LUI CHE CONSOLA BARESI IN LACRIME A USA ’94 – «Per lui, come per Baggio o Maldini, quella gara era tanto importante. Dopo la semifinale avevo trovato Roberto seduto per terra negli spogliatoi, piangeva perché si era fatto male: “È tutta la vita che sogno questa finale”, diceva. E anche Franco aveva fatto un miracolo per tornare in campo contro il Brasile dopo un’operazione al menisco. L’immagine di quell’abbraccio con Baresi, che come Baggio e Massaro aveva sbagliato il rigore, è rimasta. Gli dicevo: “Soltanto i grandi sbagliano”».IL MONDIALE AMERICANO – «Vi racconto una cosa. La nostra prima partita era Italia-Irlanda a New York. Perdemmo. Il giorno dopo eravamo stati invitati da Renzo Arbore per una serata con la sua Orchestra Italiana. La squadra ovviamente non voleva andare, erano piuttosto giù di corda. Renzo venne a parlare con Baresi, Maldini e Baggio che convinsero gli altri a partecipare: fu una cosa pazzesca, a un certo punto arrivò anche Ray Charles… Quella serata ha cambiato le cose, ridato entusiasmo e siamo riusciti ad arrivare là dove nessuno pensava. Era un gruppo meraviglioso, unico e irripetibile».LA DELUSIONE CON LA ROMA – «La finale di Coppa dei Campioni 1984 tra Roma e Liverpool all’Olimpico. Ricordo un avvicinamento molto complicato, nell’aria c’era la convinzione di potercela fare. Quella emotivamente parlando fu una botta tremenda».SACCHI A TRIGORIA – «Quando Sacchi ci venne a trovare a Trigoria, di fronte alla tavola imbandita disse: “Capisco perché qui non si vince, noi siamo molto più frugali…”. Tra l’altro rischiò davvero di venire a allenare la Roma, poi andò al Milan. A Viola piaceva, amava il suo gioco. Il presidente è stato un grande innovatore nelle sue scelte: da Liedholm a Eriksson, il primo a portare negli spogliatoi la lavagnetta per spiegare i movimenti. E non diamo per scontato l’ingaggio di Falcao, che per me resta il più grande. Tutti volevano Zico, arrivò Falcao, non lo conosceva nessuno».IL PADRE PRESIDENTE DELLA ROMA «Sì, accadde per un breve periodo nel 1968. Ingaggiò Herrera. Quando gli diede l’assegno da 60 milioni firmato dal successivo presidente Marchini gli disse: “Non mi fido, li voglio in contanti…».