Calcionews24
·18 January 2025
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Gianluca Signorini è stato un capitano amatissimo dai tifosi del Genoa. La figlia Benedetta oggi su La Gazzetta dello Sport racconta la sua vita e la malattia che lo ha portato via troppo presto e in maniera tragica.
LA SCOPERTA DELLA SLA GIOCANDO A BEACH VOLLEY – «Non riusciva a coordinare i movimenti dell’occhio e della mano, non alzava la palla per la battuta».
LA VITTORIA DEL GENOA A LIVERPOOL – «Ero piccola, ma sarei voluta andare. Purtroppo, decisero che alla trasferta avrebbero partecipato soltanto le mogli e le fidanzate. Lui capitano ad Anfield resta il momento più bello. A Liverpool giocò una partita gigantesca, respingeva tutto».
SUA MADRE – «Mia mamma è stata un’eroina. A 37 anni, da sola con 4 figli. Per fortuna mio padre aveva guadagnato bene: potemmo garantirgli il meglio in quanto ad assistenza e dopo non ci mancò nulla. Mia mamma lavorava e lavora ancora al Cnr, a Pisa»
I FRATELLI – «Andrea gioca nel Gubbio, in Serie C, difensore come il padre: ha gli stessi movimenti e la cosa mi fa impressione. Ha pagato il fatto di portare un cognome pesante, non è facile essere il figlio di Signorini, tutti si aspettano lo stesso livello. Alessio lavora come informatico negli Usa. Giulia studia medicina a Pisa».
CORRELAZIONE TRA SLA E CALCIO – «Se ci fosse un responso certo, potrei tutelarli, consigliare loro di smettere, ma oggi non c’è nessun nesso diretto accertato. La Sla è conosciuta come la malattia dei calciatori, però colpisce tante categorie professionali. Ne soffrono migliaia di persone che hanno fatto mille mestieri differenti».
IL GENOA – «Il Genoa ci è sempre stato vicino. Tanti ex compagni venivano a trovare papà malato: Torrente, Collovati, Bortolazzi e altri. Arrigo Sacchi telefonava sempre».
SACCHI DISSE A BARESI DI ISPIRARSI A SIGNORINI – «Non lo so. Di certo c’era grande stima tra Sacchi e mio padre e tra Baresi e papà. Sacchi a Parma lo aveva impostato come difensore moderno».