Inter News 24
·26 March 2025
Dimarco a Undici: «Così pensai di smettere col calcio. Prima del derby scudetto ho fatto vedere quel video, Ausilio mi ha detto…»

In partnership with
Yahoo sportsInter News 24
·26 March 2025
Federico Dimarco si racconta per la Rivista Undici. Vediamo alcuni estratti salienti delle parole dell’esterno dell’Inter:
PENSIERO DI LASCIARE IL CALCIO POST SION – «È stato un momento durissimo. Sportivo e personale. L’infortunio al metatarso e la perdita del bambino erano stati due colpi tremendi, ma ho cercato di guardarmi dentro e grazie a mia moglie ho trovato delle motivazioni che erano sommerse sotto quello che ci era capitato. Se ho trovato la forza di andare avanti è stato soprattutto merito suo».
SCUDETTO PERSO ALL’ULTIMA GIORNATA – «Cosa ho provato? Ovviamente una grande tristezza, perché al di là dei meriti del Milan quell’anno ci siamo complicati la vita da soli. Ma l’abbraccio di tutto lo stadio è stato bellissimo, commovente. Non so quale atto d’amore sia più importante di essere uniti nel dolore, di vedere un pubblico così esigente riconoscere i meriti anche nella sconfitta. E infatti ci tengo a rivelarti una cosa. Prima del derby in cui abbiamo vinto lo scudetto, l’anno scorso, ho fatto vedere alla squadra il video di quel preciso momento. Volevo ricordare a tutti da dove eravamo partiti, cosa avevamo lasciato per strada, e cosa dovevamo ai noi stessi e alla nostra gente. Avevamo la grande opportunità di prenderci una rivincita e ce la siamo presa, in un modo che forse non si ripeterà mai più».
PIU’ TESTO PER QUEL MATCH O PER LA FINALE DI CHAMPIONS – «Fortunatamente non sono uno che soffre le partite. Sono sempre molto tranquillo, a parte in alcuni derby. Col Manchester City sapevamo di giocare contro la squadra più forte del mondo, avevamo solo da guadagnarci, e quando sono gli altri ad aver tutto da perdere entri in campo con molta più leggerezza del tuo avversario. Mentre prima del derby-scudetto ero solo motivato, perché sapevo che potevamo scrivere una pagina indelebile della storia dell’Inter. Dormo sempre sereno prima delle partite, spesso anche il pomeriggio stesso».
TIRO DI CONTROBALZO COL SINISTRO – «La risposta è molto semplice: è una cosa che mi diverte tantissimo, mi gasa. E’ eccitante saltare un avversario in corsa con uno stop, e quando ho l’opportunità cerco di farlo, anche perché provoca un vantaggio. Ne ricordo uno in particolare, su un lancio teso di Barella, contro il Viktoria Plzen, in Champions League, che ha preceduto l’assist a Dzeko. Uno dei controlli più belli che abbia fatto, soprattutto per la difficoltà. E vero, è un gesto che ripeto spesso, tanto che con i compagni scherziamo molto su questa cosa».
PIU’ DIFFICILE MANTENERE O RAGGIUNGERE QUESTO LIVELLO – «Mantenerlo, senza dubbio. Ci sono tanti giocatori che raggiungono l’élite, ma poi durano uno o due anni. Lo dico sinceramente, non sto attraversando il mio miglior periodo, e quando sei abituato a stare a livelli alti te ne rendi subito conto. Devi abbassare la testa e cercare di migliorare per uscirne il prima possibile. Immagino ti capiti di riguardare le tue partite».
AUTOGIUDIZIO DI DIMARCO – «Sono molto autocritico. Anche quando vinciamo, e sono contento per la squadra, se la mia prestazione non è stata buona dentro di me sono incazzato, sento un fuoco. E quando faccio pena me ne accorgo già dal campo, senza bisogno di riguardarmi».
MIGLIOR COMPLIMENTO – «Posso dire da chi è arrivato il complimento più inaspettato: Piero Ausilio. Quando sono tornato da Verona mi ha detto parole che mi hanno sorpreso e che non ho mai dimenticato».
DIMARCO DIVERSO DAGLI ALTRI – «Il modo in cui interpreto il ruolo, perché nonostante giochi da esterno sul mio piede forte non amo stare sul binario, ma svariare sul campo. Infatti spesso mi trovo in posizione di mezz’ala, addirittura di punta, anche grazie al nostro gioco che in alcune situazioni lascia libertà d’interpretazione. E una cosa che mi piace, mi diverte, e credo diverta anche i tifosi».
FAR RICREDERE GLI ALTRI – «Finché giocherò a calcio continuerò a pensarlo. La mia carriera non è finita»