Calcio e Finanza
·19 March 2025
Elkann: «Senza Stellantis l’auto italiana sarebbe scomparsa. In vent'anni generato valore per 1.700 miliardi»

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«Ci siamo preparati all’audizione di oggi con grande attenzione, perché per noi l’Italia ricopre un ruolo centrale». Lo ha detto il presidente di Stellantis, John Elkann, in audizione presso le Commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato, sulla produzione automobilistica del gruppo Stellantis in Italia. «L’Italia per Fiat e Fiat per l’Italia hanno rappresentato e significano tuttora molto: industria, lavoro, sviluppo, innovazione, ma anche solidarietà, cultura, responsabilità e progresso sociale», ha detto Elkann.
«Di questa nostra lunga storia – la storia della Fiat che ora è diventata Stellantis – noi siamo, io personalmente sono molto orgoglioso. Non è un fatto scontato, considerato che meno dell’1% delle aziende fondate all’inizio del Novecento risultano ancora in vita. E se tra poco vi parlerò di investimenti, nuovi modelli e di tecnologie avanzate, significa che questa forza, questa volontà di progresso e il coraggio di guardare al futuro sono sempre presenti», ha proseguito.
Il presidente di Stellantis è partito da lontano, dal 2003, «quando morì mio nonno Gianni Agnelli. La Fiat Auto fatturava 20 miliardi di euro e ne perdeva 2. Con i suoi 4 marchi vendeva 1,7 milioni di veicoli, di cui quasi la metà in Italia, ed era fuori dalla top 10 dei costruttori mondiali. Molti parlavano nel 2004 della Fiat come un’azienda spacciata, fallita o da nazionalizzare. Nonostante la situazione drammatica, la mia famiglia si è assunta la responsabilità di difendere l’azienda e chi ci lavorava, investendo nuove risorse e mettendo le basi per il rilancio».
«Grazie al lavoro delle tante persone della Fiat e con Sergio Marchionne riuscimmo a risanare l’azienda, e soprattutto a darle un ruolo da protagonista nel panorama mondiale dell’auto», ha spiegato. Elkann ha ricordato che «oggi Stellantis è il quarto costruttore al mondo, è redditizio e fattura 157 miliardi. Con i suoi 14 marchi vende 5 milioni e mezzo di veicoli, di cui meno della metà in Europa. Vent’anni anni fa lottavamo per la sopravvivenza. Oggi siamo fra i primi costruttori al mondo. Di questo straordinario percorso di sviluppo, l’Italia e gli italiani hanno avuto grande merito e a tutto il Paese va la nostra gratitudine».
«Ma ci si chiede spesso quali vantaggi ha l’Italia da Stellantis. Se non ci fosse oggi Stellantis non saremmo qui, perché l’auto italiana sarebbe già scomparsa da tempo. Negli ultimi vent’anni il mercato domestico è calato del 30% e l’occupazione del 20%. Questo significa che l’azienda ha difeso la produzione e l’occupazione», ha detto Elkann difendendo la propria posizione.
A tal proposito, «abbiamo voluto quantificare l’apporto del gruppo al Paese dal 2004 al 2023, anni che ho vissuto in prima persona. Il contributo positivo alla crescita dell’economia italiana non è mai venuto meno. Il valore complessivo della produzione in Italia negli ultimi vent’anni è stato pari a 1.700 miliardi. Per ogni euro di valore creato da Stellantis se ne generano nove nell’economia italiana».
Sempre sul fronte economico, «in questi 20 anni l’azienda ha pagato direttamente 14 miliardi di imposte all’erario. Se si tiene conto anche del gettito legato all’Iva e alle imposte versate per conto dei dipendenti, questo valore sale a 32,2 miliardi. La spesa per investimenti e ricerca e sviluppo in Italia è stata pari a 53 miliardi, a fronte di contributi pubblici pari a 1 miliardo: un rapporto fra dare e avere di 50:1. Aggiungo un dato molto importante. Stellantis nel 2024 è stato il Gruppo che ha depositato più brevetti industriali in Italia. Ogni brevetto non è solo un numero, ma un passo avanti nell’innovazione tecnologica del Paese».
«L’Italia e la Fiat, oggi Stellantis, sono cresciute insieme. Spero che da oggi il bilancio dare/avere tra il Paese e l’azienda non sia più un tema divisivo, ma un’opportunità per continuare questo percorso virtuoso insieme che dura da 125 anni, orgogliosamente con l’Italia», ha detto a proposito del rapporto tra l’azienda e lo Stat italiano.
Passando alla seconda parte del suo intervento, Elkann ha detto che «al tavolo al Mimit abbiamo ribadito la centralità del nostro Paese, nel quale per l’anno in corso stiamo spendendo circa 2 miliardi di euro di investimenti e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori italiani. Dalla sua nascita nel gennaio 2021, Stellantis ha acquistato servizi e componenti dalla filiera italiana dell’auto per un valore di 24 miliardi di euro, che diventeranno 30 alla fine del 2025. Queste risorse spese in Italia dimostrano l’importanza del legame con la filiera italiana, rappresentata dall’Anfia. Un’eccellenza che ci ha accompagnato nel mondo e che è cresciuta insieme a noi».
«Al tavolo Stellantis abbiamo preso una serie di impegni nei confronti di tutti gli attori del settore dell’auto. Questi impegni li stiamo realizzando puntualmente. I nostri stabilimenti italiani sono e saranno dotati di tutte le piattaforme multi-energia di Stellantis per la produzione di autovetture: Stla Small, Medium e Large, quest’ultime due già operative a Melfi e Cassino. Ad Atessa è installata una piattaforma dedicata ai veicoli commerciali leggeri. Questi investimenti permetteranno agli stabilimenti italiani la massima flessibilità per poter produrre la più ampia gamma di modelli», ha proseguito.
Guardando a questo e al prossimo anno, «il 2025, come abbiamo detto con chiarezza già al tavolo del Mimit, sarà un altro anno difficile: il mercato Italia nei primi due mesi è in contrazione del 7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; dal 2026 si prevede un aumento della produzione grazie al lancio di 10 nuovi aggiornamenti di prodotto nelle fabbriche italiane i cui livelli produttivi dipenderanno dal mercato e da fattori esterni come i dazi. Pur in un momento di persistenti difficoltà del settore automotive in Europa, noi continuiamo ad investire in Italia, a Torino e nel futuro».
«Se oggi in Europa e in Italia si producono meno autovetture è una conseguenza della contrazione del mercato di questi ultimi 20 anni. Analogamente, l’aumento della produzione in Europa e in Italia nel prossimo ventennio dipenderà dalla crescita del mercato, che sarà sempre più elettrico», ha aggiunto parlando del futuro.
Elkann ha ricordato che «il mercato mondiale degli autoveicoli conta circa 80 milioni di unità vendute nel 2024. La Cina occupa il primo posto con 30 milioni, seguita dagli Stati Uniti (16 milioni) e dall’Unione Europea (15 milioni). Rispetto a 20 anni fa, le vendite in Cina sono esplose (+400%), negli USA sono leggermente diminuite del 5%, mentre in Europa sono calate del 12% e in Italia sono calate del 30%. L’impegno della Commissione Europea di mettere a disposizione 1,8 miliardi di euro con l’Industrial Action Plan per produrre batterie a livello europeo è uno sforzo iniziale ma non sufficiente a colmare il divario con la Cina».
Parlando dell’elettrico, il numero uno di Stellantis «è urgente potenziare l’infrastruttura di ricarica: la mancanza di una solida rete di colonnine scoraggia gli acquirenti di veicoli dall’optare per i modelli elettrici. Nonostante i progressi compiuti negli ultimi anni, il ritmo di installazione rimane troppo lento e non sufficiente a convincere i clienti a passare all’elettrico».
«Quasi il 60% di tutte le stazioni di ricarica europee si trova in soli tre paesi: Germania, Francia e Olanda. In Italia ci sono meno di un terzo delle colonnine installate in Olanda. L’Acea ha chiesto alle Istituzioni Europee di intervenire per migliorare questo aspetto, fondamentale per la transizione energetica, usando gli strumenti a loro disposizione: la ricarica deve essere facile, accessibile a tutti e soprattutto veloce, oltre che conveniente da un punto di vista economico».
In conclusione, Elkann ha ricordato che «il nostro settore fra 20 anni produrrà soprattutto automobili elettriche. Cina e Stati Uniti stanno definendo una politica industriale per l’auto, con normative e risorse orientate a raggiungere i loro interessi nazionali. Noi auspichiamo che ciò possa accadere presto anche in Europa. Perché in questo mestiere definire un quadro chiaro è fondamentale per tutti gli attori: costruttori, sindacati, fornitori, concessionari e clienti».