DirettaCalcioMercato
·25 December 2024
In partnership with
Yahoo sportsDirettaCalcioMercato
·25 December 2024
Giuseppe Marotta, presidente dell’Inter, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Sky Sport. Le dichiarazioni sono state riprese da GianlucaDiMarzio.com e da SOS Fanta.
L’Inter, dopo aver vinto lo scorso anno, anche per la partita in meno da recuperare contro la Fiorentina, si trova a dover inseguire in campionato. Marotta ha parlato così della lotta scudetto: “Credo che la griglia sia sempre la stessa perché oggi siamo in una situazione di fine girone d’andata, o quasi, e le favorite sono sempre le stesse. C’è un gruppettino di testa che è composto da Atalanta, Inter e Napoli, ma Milan e Juventus sono pronte a riagganciarsi, quindi siamo veramente in una fase interlocutoria. Credo invece che una delle grandi favorite quest’anno sia l’Atalanta perché ha raggiunto quella maturità, quella credibilità, quella convinzione che non aveva mai avuto. Penso che sia un grande modello da seguire, non certo nei grandi club perché è difficile, però ha dato dimostrazione di poter vincere senza spendere tanti soldi“.
Sui social, ma anche tra i professionisti nel settore calcistico, è stata sottolineata più volte la “potenza” di Marotta: “No, io sono una persona che ha raggiunto il pieno della propria esperienza calcistica, conosco bene questo settore avendo iniziato da ragazzino. L’aspetto che dobbiamo combattere è la litigiosità e dei personalismi esasperati. Dobbiamo essere tutti uniti per portare avanti un fenomeno che a tratti traballa nel confronto alle altre nazioni europee. Dobbiamo rivolgerci al Governo, i grandi problemi sono il Decreto Crescita che non ci dà la possibilità di utilizzare gli stranieri con agevolazioni che un manager ha. Guarda caso, nel momento in cui è stato attuato il Decreto, le nostre squadre sono arrivate tutte in fondo nelle Coppe. Ci siamo ritornati anche, l’Atalanta ha vinto”.
In questa prima parte di stagione non sono mancata le frecciatine tra Conte e l’Inter, in particolar modo con Marotta. “Non è un dualismo, io cerco sempre di accendere un pochino di attenzione e mettere pressione all’avversario, ma questo è quasi un gioco comunicativo. C’è grande rispetto tra le parti, poi è normale che l’aspetto mediatico in Italia sia molto sentito e quindi da una dichiarazione si fa un titolo e questo titolo poi porta a una reazione. Ma sono delle dinamiche di un mondo all’interno del quale c’è grande rispetto tra i protagonisti e quindi credo che queste schermaglie dialettiche facciano parte del gioco”.
“Se tu hai 11 talenti non vinci in nessuna competizione, bisogna mixare giovani e meno giovani. Noi abbiamo trovato un equilibrio, sapete che il più vecchio è Acerbi che ha 36 anni. L’esperienza non la si mette in pratica solo in campo ma anche nello spogliatoio. La squadra ha entrambe le componenti: il dinamismo del giovane e la saggezza del meno giovane. Zoccolo duro italiano è importante? Assolutamente sì, credo che i risultati raggiunti lo dimostrino. In Italia il campionato è unico e particolare, non c’è da nessuna altra parte questa pressione. Gli italiani sono cosa vuol dire andare a Empoli, Cagliari o a Lecce e trovare difficoltà. Poi è un orgoglio mettere a disposizione della Nazionale i nostri giocatori”.
“Noi ci dobbiamo garantire quest’occasione, dopodiché si vince e si perde, dipende anche dagli avversari. Dobbiamo cercare di essere lì al momento giusto. Nello sport bisogna essere ambiziosi, bisogna avere la sfacciataggine di avere obiettivi anche utopistici, e credere in questo perché nello sport tutto è garantito. Devo dire che l’Inter è ritornata a essere una delle protagoniste più autorevoli, nel senso che la storia e il palmares di questa società calcistica ci dicono che i trofei vinti sono tanti così come le Champions League e gli Scudetti, quindi siamo tornati in quel palcoscenico più consono alla storia. In questo momento con la nuova proprietà stiamo dando continuità a questa situazione”.
Se l’Inter è arrivata a questi livelli, lo deve soprattutto ad Inzaghi: “Ha dimostrato di essere un grande professionista e una persona molto intelligente. È arrivato in punta di piedi nell’Inter, non ha fatto proclami, si è adeguato a un ruolo molto importante ed è cresciuto man mano che otteneva risultati. Uno dei suoi aspetti fondamentali è il riconoscimento di essere un leader di questa squadra e la capacità di inculcare quelli che sono i concetti vincenti: la cultura del lavoro, il senso di appartenenza, la grande passione verso questo sport. Tutte queste componenti, supportate dal lavoro del management societario – quindi da Ausilio, da Baccin, da Zanetti – ha fatto sì che si creasse una simbiosi che ci ha portati, direi, abbastanza lontani“.