Lautaro Inter, centravanti unico: né un 10 né un 9: il confronto con i più grandi della storia del club! | OneFootball

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·18 April 2025

Lautaro Inter, centravanti unico: né un 10 né un 9: il confronto con i più grandi della storia del club!

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Lautaro Inter, centravanti unico: né un 10 né un 9: il confronto con i più grandi che hanno scritto la storia del club nerazzurro!

La Gazzetta dello Sport elogia Lautaro Martinez e descrive le caratteristiche che rendono unico l’attaccante dell’Inter: questo il confronto con i numeri 9 e numeri 10 che hanno fatto la storia del club meneghino. Le similitudini con Boninsegna e Milito, le differenze con tutti gli altri.

LAUTARO INTER – «Il gioco dei paragoni: Lautaro assomiglia a qualcuno dei grandi centravanti interisti dagli anni Settanta in poi? Nostra risposta: ci sembra un pezzo unico, un numero 9 misto 10, perché Martinez sa trasformarsi in regista offensivo, dialoga con i centrocampisti, imposta, apre, per (ri)sbucare in area e colpire. Se guardiamo alla struttura fisica, lo si può accostare a Roberto “Bonimba” Boninsegna, il bomber degli anni Settanta, lo specialista delle rovesciate che l’interista Ligabue, nel film “Radiofreccia”, ha accomunato ai riff di Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones […]. Se non fosse per la fisicità diversa, si potrebbe evocare Diego Milito, il cannoniere del Triplete 2010. Milito era più alto ed elegante, più principesco nelle movenze. Il tiro in porta e l’abilità nel relazionarsi con i compagni sono valori comuni, anche se le affinità vere stanno nel passaporto, argentini tutti e due, e nelle radici uguali, tutti e due si sono formati al Racing di Avellaneda.


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Boninsegna, Milito e stop. Non c’è Lautaro nel profilo alto e magro di Alessandro Altobelli, lo Spillo degli anni Ottanta, e non c’è Lautaro neppure in Aldo Serena, cannoniere dell’Inter dello scudetto dei record nel 1989, o in Jurgen Klinsmann, il tedesco che all’Inter vinse la Coppa Uefa 1991. Sarebbe un’eresia scomodare Ronaldo il Fenomeno, attaccante dell’Inter della Coppa Uefa 1998, membro del ristretto club dei grandissimi, da Maradona a Di Stefano e Pelé, passando per Cruijff, Platini, Van Basten, Platini, Messi, Cristiano Ronaldo e pochi altri. Lautaro, per quanto forte, non può ambire a questa eletta schiera. Non ci sono tracce di Lautaro in Christian Vieri e in Adriano l’Imperatore, più grossi, più potenti, più sfondatori, ma meno scaltri, meno fini, meno universali. E qualcosa di simile si può dire a proposito di Mauro Icardi, il numero 9 solitario, “palla a me che ci penso io”. Icardi non aveva altra meta che il gol. Neppure Ibrahimovic c’entra qualcosa, dall’alto del suo metro e 96, e figuriamoci Romelu Lukaku, che con Lautaro formava una gran bella coppia, prima che la loro fratellanza si trasformasse in indifferenza.

La seconda domanda è questa: Lautaro avrebbe giocato nelle Inter che hanno vinto le tre Coppe Campioni/Champions nerazzurre? Sì, sarebbe piaciuto a Helenio Herrera il Mago della Grande Inter anni Sessanta, regina d’Europa nel 1964 e 1965, e avrebbe esaltato José Mourinho nell’Inter del Triplete 2010. Lautaro Martinez, un centravanti raro, quasi unico».

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