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·19 Maret 2025

Fagioli e l’addio alla Juve: “Ho pianto. Firenze mi ha ridato leggerezza”

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Nicolò Fagioli parla per la prima volta del suo addio alla Juventus in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport: ecco le sue parole.

Pensa passare la vita in un club, crescere con gli stessi colori, esordire in prima squadra e conquistarti un posto tra i grandi. Poi cambia tutto: prima la squalifica per scommesse (ma era arrivato comunque il rinnovo), poi lo sbarco a Torino di Thiago Motta. Gli ultimi due anni alla Juventus di Nicolò Fagioli non sono stati indimenticabili, ma hanno dato una svolta decisa al centrocampista classe 2001. Dopo un inizio convincente, il nuovo allenatore bianconero gli ha indicato la porta di uscita e nel gennaio 2025 Nicolò ha salutato la Juve per unirsi alla Fiorentina. Un addio liberatorio, ha rivelato Fagioli nell’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, ma sofferto.


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Fagioli svela: “Io e Moise alla Juve eravamo trattati sempre come quelli del settore giovanile”

Mi sono riappropriato della mia vita… Alla Juve sono stato undici anni, quando a fine dicembre ho deciso che me ne sarei andato mi sono sentito più leggero. Ma nel momento dell’addio ho pianto – svela Nicolò –. Una bella botta. Ho pianto senza accorgermene, quel giorno mi sono reso conto che si chiudeva una lunga fase della vita, lasciavo i posti, i compagni, il tragitto di tutti i giorni. È stato traumatico. La Fiorentina mi ha accolto con tanto affetto e la novità ha finito per prevalere sul resto. La partenza da Torino mi ha permesso di esaurire la fase del ragazzino. Che mi stava molto stretta. La stessa cosa l’ha provata Moise. Alla Juve eravamo sempre quelli del settore giovanile, della Next Gen, trattati come tali. Uno scotto che abbiamo pagato”.

“Thiago Motta non mi ha più considerato. Oggi sono Nicolò, Fagiolino è morto”

Poi un pensiero sul rapporto complicato con Thiago Motta, il tecnico che di fatto ha sancito la fine del capitolo bianconero di Fagioli. Alla Juve devi vincere vincere vincere, non puoi sbagliare. Se sbagli vai fuori. E se sei il giovane diventi il primo cambio e nessuno dice niente. Solo Allegri – vi ricordate la frase: “Veder giocare a calcio quel ragazzo è un piacere“? – mi ha dato la possibilità di giocare con continuità. Dopo Genoa e Lipsia Motta non mi ha più considerato. Firenze mi ha restituito il piacere e la leggerezza. Fagiolino è morto, oggi sono Nicolò. Quando sai che l’allenatore non ti vede, se manca la fiducia ti prepari peggio, vai al campo, senti la pesantezza dell’allenamento e naturalmente non rendi. Se entri per tre, quattro minuti e ti dicono che devi entrare meglio, dentro di te scatta qualcosa di negativo. La testa gira diversamente”.

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