Mandragora: «Sto vivendo un gran momento e voglio tenermelo stretto, dopo l’infortunio mi godo tutto» | OneFootball

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·29 April 2025

Mandragora: «Sto vivendo un gran momento e voglio tenermelo stretto, dopo l’infortunio mi godo tutto»

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Le parole di Rolando Mandragora, centrocampista della Fiorentina: «Leader? Ce ne sono tanti. Gosens lo è davvero, lo sente»

Dopo il gran gol segnato contro l’Empoli e in vista della sfida di Conference League contro la Real Betis in semifinale, Rolando Mandragora ha parlato a la Gazzetta dello Sport. Di seguito le parole del centrocampista della Fiorentina.

IL BETIS È UNO SCOGLIO DIFFICILE«Hanno palleggio, qualità individuali, giochiamo in uno stadio da 60 mila. Ma noi abbiamo mentalità, cuore e ambizione. E spero che Kean possa superare il mio primato».


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MOMENTO DI FIDUCIA«Segno quasi quanto Kean? Sto vivendo un gran momento, voglio tenermelo stretto. Gioco mezzala a tutto campo, mi piace. Il ruolo da play sta un po’ sparendo, oggi serve chi copre il campo. I gol sono un segno di maturità. Palladino mi dà libertà: posso inserirmi, tirare. Ma mai perdere un tempo di gioco».

DA RISERVA A IDOLO DI FIRENZE«Avevo iniziato bene, poi l’infortunio al ginocchio. La squadra ha vinto otto partite di fila e ho dovuto recuperare. Ma col lavoro e lo staff medico – che ringrazio – ho aspettato il mio momento. Ora mi godo tutto».

L’INTESA CON PALLADINO E PARISI«Con Palladino ogni tanto scappa il dialetto. Sa capire i caratteri. Con Parisi parlo solo in napoletano. È un amico vero, ha fatto la gavetta».

SENZA AUTOCELEBRARSI«Leader? Ce ne sono tanti. Gosens lo è davvero, lo sente. Ma siamo una famiglia, dal presidente Commisso in giù. Amo Firenze, vivo vicino allo stadio, e da carnivoro… potete immaginare».

RE D’EUROPA IN VIOLA«Sono il viola con più presenze in Europa, è un orgoglio. Spero di farne tante altre, così non mi superano. Il mio focus è totale sulla Fiorentina».

IL MATRIMONIO DOPO IL CALCIO«Del matrimonio si occupa Lucia, la donna più importante della mia vita. Ci sposiamo il 1° luglio a Napoli. È di Casoria, ma ci siamo conosciuti in Calabria da bambini. I testimoni? Solo familiari, nel pallone ci sono troppi amici».

SCAMPIA E I PRIMI PASSI«A 14 anni lasciai Scampia per il Genoa. Non fu una fuga: era il sogno. Giocavo alla Mariano Keller e in strada. Era l’ultimo provino. Sbravati e Donatelli ci hanno creduto».

RADICI FORTI«Scampia è ancora casa, i miei genitori vivono lì. Papà Giustino è stato il mio allenatore più severo: pochi complimenti, tante bastonate costruttive. Ha aiutato tanti bambini. Con mamma mi ha dato valori veri».

GASPERINI, MANCINI, DI BIAGIO«Gasperini mi fece esordire nel 2014: alcuni familiari hanno tatuato la data. Anche Mancini, che mi fece debuttare titolare contro la Francia, e Di Biagio, che mi portò in Under 21 sotto età, sono stati fondamentali».

JUVE, TORO E NAZIONALE«Alla Juve ebbi due operazioni in un anno, non ero pronto. Mi rimisi in gioco: Pescara, Crotone, Udine. Poi l’infortunio al crociato. Al Toro ritrovai la Nazionale. Nicola mi fece capitano in A, è speciale anche come uomo».

SCUDETTO? TIFO NAPOLI«Spero lo vincano. Conte ha portato la mentalità giusta. Possono farcela».

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