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·6 aprile 2025
Napoli, Lele Oriali torna a Bologna: “Quell’anno tra Baggio e Ulivieri? Come perdere cinque anni di vita”

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·6 aprile 2025
Lunedì sera il ritorno al Dall’Ara per Lele Oriali, tra i ricordi di un anno tormentato al fianco di Gazzoni, Baggio e Ulivieri. Una stagione che sembrava una guerra fredda interna.
Nel giorno che precede Bologna-Napoli, il Corriere dello Sport ha affidato alla penna esperta di Claudio Beneforti il racconto di una delle stagioni più delicate – e oggi quasi leggendarie – del Bologna degli anni Novanta. Protagonista Gabriele Oriali, allora dirigente rossoblù, che torna ora a Bologna ricordando quel periodo con parole forti: “È come se avessi perso cinque anni di vita in una sola stagione.”
Il legame con Gazzoni, fino a quella frase Oriali arrivò a Bologna per volere del presidente Giuseppe Gazzoni Frascara, con cui ebbe un rapporto di grande fiducia. “Lele”, così Gazzoni lo chiamava sempre, tranne una volta. Una volta sola, rimasta impressa nella memoria di Oriali.
Fu quando il presidente decise di portare in rossoblù Roberto Baggio, un colpo clamoroso chiuso dopo lunghe trattative con Adriano Galliani. Oriali, consapevole della reazione che avrebbe avuto Renzo Ulivieri, allenatore della squadra, chiese con cautela: “E ora chi glielo dice a Renzo?” Gazzoni lo fissò e rispose con fermezza: “Glielo dice lei, caro Oriali. La pago anche per questo.” Era l’unica volta in cui non lo chiamò per nome.
Tra genio, tensioni e una Cinquecento Quell’anno, racconta Beneforti, fu una continua altalena tra entusiasmo e scontri interni. L’arrivo di Baggio accese i riflettori, ma incrinò gli equilibri dello spogliatoio. Ulivieri riteneva che il “giocattolo” si fosse rotto: non per colpa diretta di Roby, ma per l’effetto che il suo carisma ebbe sugli altri. Calciatori che da “soldati” si sentivano improvvisamente “generali”.
Ci furono tensioni, minacce di dimissioni, fino all’episodio più eclatante: la clamorosa esclusione di Baggio nella sfida contro la Juventus, che portò il fuoriclasse ad abbandonare il ritiro. Seguirono sconfitta, gelo e infine – come nelle migliori sceneggiature – una riappacificazione a bordo di una Cinquecento.
Una stagione fuori dagli schemi Tra le righe del racconto, emerge la fatica di Oriali, intrappolato tra due fuochi: la diplomazia necessaria in dirigenza e la passione imprevedibile del campo. Quella stagione bolognese non fu soltanto una parentesi sportiva, ma un’esperienza umana intensa, logorante, indelebile.
Ora, quasi trent’anni dopo, Oriali torna al Dall’Ara. Non solo per una partita, ma per chiudere un cerchio con la città e con un pezzo importante – seppur tormentato – della sua carriera.