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·19 aprile 2025

«Non riesco a piegarmi sulle ginocchia»: Andrea Conti spiega i motivi del suo ritiro

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Nella giornata di ieri, Andrea Conti, classe 1994, ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato. «Non c’è niente di più brutto di quando ti rendi conto che è finita», ha dichiarato l’ex Atalanta, Milan e Sampdoria a La Gazzetta dello Sport.

Dopo otto anni da incubo, proprio quando la sua carriera da calciatore sembrava sul punto di decollare definitivamente fra approdo in pianta stabile in Nazionale e il passaggio dall’Atalanta al Milan, a causa di un grave infortunio al ginocchio proprio appena arrivato a Milanello. Recupero e altro infortunio allo stesso legamento del ginocchio che non gli ha permesso di lasciare il segno in rossonero (una sola presenza nell’anno dello scudetto di Stefano Pioli), ma che ha reso la sua carriera ancora più difficile come dimostrato dall’infelice esperienza alla Sampdoria, dove il campo lo ha visto più protagonista, ma ben lontano dai livelli visti a Bergamo. Sempre per colpa degli infortuni e di quel ginocchio.


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«Sono esausto – ha ammesso Conti –, sono anni che combatto con infortuni e delusioni. Sono svincolato da 10 mesi e nelle ultime tre stagioni ho giocato appena nove partite. Bisogna essere consapevoli della propria situazione, io non ce la faccio più e questa sarà la mia decisione definitiva». «Pian piano ho perso la speranza. Sapevo che dopo la fine del contratto con la Samp non sarebbe stato facile e ne ho avuto riscontro in questi mesi, in cui nessuno mi ha chiamato. Quindi meglio accettare che è finita e andare avanti. Mi capita spesso di pensare a come sarebbe stata la mia carriera da calciatore senza tutti questi infortuni gravi. Penso al perché gli altri siano in campo e io sul divano. Con il tempo ho imparato a conviverci, ma è una cosa che ti manda in crisi. Fai paragoni, cerchi risposte che non esistono. E credo che sarà così per sempre, questi pensieri non mi lasceranno mai», racconta Conti.

Il laterale italiano ha dovuto dire basta per il suo ginocchio: «Non c’è un giorno in cui apro gli occhi e non penso al mio ginocchio. Parlo di momenti della vita, non solo mentre gioco. Un esempio? Non riesco ad abbassarmi sulle ginocchia, a piegarmi».

Sulla sua esperienza da calciatore: «Gasperini è senza dubbio il miglior allenatore che abbia mai avuto. Gli devo tantissimo e posso solo parlarne bene: ti massacra in allenamento, ti spinge a dare tutto, ma poi in campo ne raccogli i frutti. Pioli al Milan? Mi sono trovato benissimo, anche se sono un po’ combattuto nel giudizio. Quando è arrivato al Milan ho giocato sempre, poi mi sono rifatto male e da lì per lui sono sparito. Era come non mi vedesse. Non mi ha mai dato una spiegazione. Diciamo che è stato un ultimo schiaffo, perché mi sentivo bene».

E la domenica di Pasqua c’è proprio Milan-Atalanta a San Siro: «Sarà una partita combattuta, spero che entrambe possano raggiungere la Champions. Sul risultato, me la cavo con un pareggio».

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