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·17 marzo 2025
Repubblica – Dal 25 gennaio il Napoli è di nuovo un cantiere con revisione degli ingranaggi e prova dei ricambi!

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·17 marzo 2025
L’edizione odierna de “La Repubblica” ha analizzato il pareggio di ieri tra Venezia e Napoli.
Napoli secondo con 61 punti, Venezia penultimo con 21. La partita ne cancella in un giorno 40, mostrando due squadre almeno alla pari e una classifica manipolata da un baro. Difficile capire perché il Napoli non abbia neanche provato a vincere, ascoltando Antonio Conte. Si dice contento, sostiene che la squadra abbia dato tutto, offre con la sua creativa intelligenza un’immagine elegante. Questa: è stato staccato nel finale il cervello dal campo. Con allusione all’esplosivo contropiede disinnescato per fortuna all’ennesimo intervento di Meret. Tutto qui? Dopo una partita così grigia e complessa è evidente. Non parla Antonio Conte, ma il suo orgoglio di allenatore deluso. Riflette nel Napoli i suoi sogni, le sue fatiche, il suo talento. Va rispettato il suo pensiero. Ma bisogna cercare una verità più ampia.
I numeri non mentono. Questo pareggio con una vittoria sulla Fiorentina e la sconfitta di Como è il quinto in sette partite, un ciclo perverso dopo sette vittorie filate. Con due successi significativi alla sesta e alla settima: 2-3 a Bergamo e 2-1 a Napoli sulla Juventus, 15 e 25 gennaio. Il Napoli non solo vinceva, volava. Il primato perentorio consigliava allora discorsi alternativi, villaggi sportivi e vivai, per mitigare i deliri di un ambiente passato da un umiliante decimo posto alla febbre di nuovi trionfi. Quell’avaro febbraio ha invece segnato un blackout di risultati per una perfida coincidenza. Il ripetersi di insulti muscolari e una oziosa rilettura del mercato invernale per la necessaria cessione di Kvara e la mancata sostituzione, magari con il costosissimo Alejandro Garnacho, ancora oggi una splendida incognita nella Premier. Dal 25 gennaio a ieri sono cambiate tante cose: il Napoli ha perso la catena di destra nel rodato modulo 4-3-3, con la verticale Di Lorenzo – Anguissa – Politano. Ha allestito un discreto 3-5-2, privandosi di sovrapposizioni e scatti in accelerazioni e decelerazioni che lo portavano alla profondità. In questo periodo di assestamento Conte, costretto a cambiare, ha potuto però rivalutare giocatori ai margini. Il primo: Raspadori, un apolide del ruolo fino a trovarlo accanto a Lukaku con reciproco vantaggio. Ma anche Neres sia pure con l’autonomia di un bengala, il filiforme Billing, Spinazzola anche ieri prezioso nel tamponare il bravo Zerbin, un giocatore degradato a sosia di Lobotka ma ritrovato come doppio Play, Gilmour.
Dal 25 gennaio il Napoli è di nuovo un cantiere con revisione degli ingranaggi e prova dei ricambi. In questa fase delicata si è dato troppo spazio, anche da parte di Conte, ad un rammarico: temere che passi come ordinaria un’opera straordinaria. Quasi a voler fissare a futura memoria i meriti di un anno brillante, realizzato con la fusione tra otto elementi dello scudetto 2023, gli acquisti per 149,5 milioni nella scorsa estate, i buoni rinforzi trovati fra i saldi di gennaio da Giovanni Manna, dopo lo sfacelo del vecchio scouting. La sosta offre il tempo per recuperare energie, schemi, regole. La condizione atletica è bassa, Politano e Di Lorenzo con Lukaku e Lobotka sono stremati. La catena di destra da ripristinare. Ci sono i nuovi da inserire, se pronti. Non solo. Scenda il silenzio sul Napoli futuro, aldilà di personalismi, ambizioni segrete, conti sospesi.
Carlo Gioia