Calcionews24
·26 de abril de 2025
Inzaghi out? Arrigo Sacchi: «Perché criticarlo? Ha dato un bel gioco all’Inter e non è più quello della Lazio, ha saputo migliorarsi. Ma pure Ancelotti è in discussione…»

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·26 de abril de 2025
Nelle vesti di opinionista su La Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi giudica il lavoro di Simone Inzaghi in vista del finale di stagione, dall’alto di una competenza maturata negli anni ’80, quando sulla panchina del Milan ha vinto lo scudetto prima e la Coppa dei Campioni poi al primo assalto.
VALE TUTTO – «Meno male che ci sono ancora dirigenti saggi, con la testa sulle spalle. Mi chiedo, dopo quello che si è visto nelle ultime stagioni: come si può discutere Simone Inzaghi? Il mondo del calcio, a volte, è incomprensibile. Vabbè che, se a Madrid criticano Ancelotti, ormai vale tutto…».
INZAGHI – «Simone, oltre che una bravissima persona, è un ottimo allenatore che, nel corso degli anni, ha dimostrato di sapersi migliorare attraverso lo studio e l’impegno. È primo in classifica in A, si giocherà la semifinale di Champions con il Barcellona, perché non dovrebbe avere giudizi positivi?».
TROPPO TURNOVER – «Se l’ha fatto significa che ne aveva bisogno. Non conosco allenatore che si tira la zappa sui piedi. Certo, magari le seconde linee dell’Inter non sono allo stesso livello dei titolari. Ma non conosco squadre, in giro per l’Europa, in cui la qualità delle riserve è simile a quella dei titolari. Nemmeno il Real Madrid… È logico che Frattesi non sia Barella, che Asllani non abbia la classe di Calhanoglu o che Taremi non incida come Thuram. Quando si giocano tante partite come ha fatto l’Inter in questa stagione, bisogna prendersi questi rischi».
COSA APPREZZA IN SIMONE – «Prima cosa: ha dato un gioco chiaro all’Inter. Un bel gioco, aggiungo. I nerazzurri vanno in Champions e raccolgono complimenti. Ciò significa che questo stile sta aiutando tutto il calcio italiano a evolversi. Seconda cosa che apprezzo di Simone: il desiderio di migliorarsi giorno dopo giorno, studiando, analizzando, dando l’anima per il lavoro che fa. Quando è arrivato dalla Lazio era un allenatore, adesso è un altro: ha saputo costruire il suo futuro, ha progredito, non è rimasto fermo sulle sue posizioni»
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