Milannews24
·02 de maio de 2025
Torriani a Milan Tv: «In me c’è tanto di rossonero, grandissimo rapporto con Maignan. Sulle prime convocazioni con Pioli e le amichevoli in America vi svelo questo»

In partnership with
Yahoo sportsMilannews24
·02 de maio de 2025
Intervistato da Milan Tv durante la nuova puntata di Homegrown, Lorenzo Torriani, portiere del Milan, ha dichiarato:
MILAN – «Ho iniziato molto presto all’età di quasi 5 anni, nella mia squadra di paese, l’FC Cologno. Poi mi ha chiamato subito il Milan: mi ricordo che era un torneo organizzato dal Cologno e c’era questo osservatore del Milan che andò da mio padre e gli disse che erano molto interessati a me. Mio padre era tutto esaltato, non ci credeva: poi io ero molto piccolo e sappiamo che cos’è il calcio a quell’età».
QUANTO C’E’ DI ROSSONERO NELLA SUA PERSONA – «Tanto. Come ho detto prima, sono cresciuto letteralmente nel Milan e ho fatto solo Milan».
MAIGNAN – «Stare con Mike Maignan è come avere un mister che si allena insieme a te. Ti spiega determinate cose, a livello sia extra-campo che a livello di campo, che sono molto importanti per uno che è abituato a stare a questi livelli. Ancora oggi mi sta insegnando molto e mi ha dato molti consigli».
UNIONE NEL GRUPPO DEI PORTIERI – «Esatto, il portiere è quasi un ruolo a parte ed è molto solo rispetto alla squadra. Tra noi colleghi è molto importante questo tipo di unione. Ho sempre avuto un gran rapporto sia con Noah Raveyre e Lapo Nava, che è stato uno dei primi in tournée dopo i rigori contro il Barcellona a venirmi incontro e farmi i complimenti: penso sia bella questa cosa, che non ci sia una competizione ma c’è amicizia, quasi fratellanza».
ASPETTO TECNICO E MENTALE IN UN PORTIERE – «Secondo me 70% a livello mentale e un 30% a livello tecnico. Se il portiere non ha mentalità dentro i novanta minuti, perché può succedere qualsiasi cosa da un momento all’altro, penso che non possa arrivare a certi livelli».
GIOCARE POCO – «È molto dura e difficile. Venivo da quasi un anno e mezzo che non giocavo per infortuni e scelte che ho dovuto rispettare. Penso che lo stato mentale sia stato fondamentale per me: ho lavorato e continuato a lavorare, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento. Alla fine ho avuto ragione io».
MILAN U17 – «Eravamo un grande gruppo, con gente che conoscevo da tantissimi anni e questo è stato un lato positivo all’interno del gruppo: infatti siamo arrivati in semifinale di campionato, poi purtroppo è andata come è andata».
PRIME PANCHINE CON PIOLI – «È iniziato tutto da vari allenamenti in prima squadra, in cui andavo a coprire il buco. Prima di un Milan-Genoa mi chiama mister Ragno con un sorriso a trentadue denti e mi dice che dovevo andare a fare la sessione video. Dentro la mia testa mi dicevo, cavolo sta succedendo davvero, la prima convocazione a San Siro. Poi per uno come me: milanese, Milan da tutta la vita. Insomma, una grande emozione. Ho fatto area video con tutta la squadra e poi effettivamente è arrivata la chiamata a San Siro».
SE QUALCUNO GLI HA DETTO QUALCOSA IN QUEI GIORNI – «Penso che sia stato proprio Lapo Nava che lo sapeva già da prima ma non mi ha voluto dire niente. Mi ha visto in area video e mi ha detto: ‘Ma come, tu cosa ci fai qua?’».
MOMENTO DELLA SVOLTA – «Il momento della svolta è stato il ritiro qua a Milanello, nei primi allenamenti ho cercato di mettermi in mostra con il mister Fonseca che poi mi ha dato una gran fiducia, cosa che non è semplice».
AMICHEVOLE COL MANCHESTER CITY DI HAALAND – «Mi ritrovo un colosso di quasi due metri, vederlo dal vivo è fantastico: l’ho sempre visto alla playstation. Dal vivo è molto più grande di come dicono. È veramente bello, una situazione unica. Poi giocare in uno stadio grande, con quasi 60mila spettatori: per uno come me, abituato al settore giovanile».
RIGORI PARATI AL BARCELLONA – «Sotto sotto c’era altro (ride, ndr). Son sempre stato uno abbastanza tranquillo, penso che si veda anche in campo. Anche perché dovevo meritarmi tutto: se avessi giocato con la pressione, magari non avrei fatto così. Uno dei miei punti forti è proprio questo: la serenità e godermi il momento».
REAL MADRID – «Loro avevano Endrick, c’era Arda Guler e Modric. Per me vedere questi campioni davanti a me era come un sogno. Forse il momento più bello è stato quello ma anche a fine partita quando sono riuscito a incontrare Courtois che è uno dei miei più grandi idoli e uno dei migliori portieri in circolazione. Sono riuscito a scambiare la maglia e fare due chiacchiere: è stato molto bello».
ESORDIO IN CHAMPIONS LEAGUE CON IL LIVERPOOL – «Molte emozioni, anche perché si vedeva dal primo tempo che Mike non stava bene e io continuavo a riscaldarmi. Mi dicevo che tanto non sarei entrato, poi mi sono girato in panchina e c’ero solo io perché Marco era infortunato e allora mi son detto: “Cavolo, devo entrare io?!”. In Champions contro il Liverpool: poi è successo. Mi ricordo l’ovazione di San Siro al mio esordio, è stato veramente da pelle d’oca: poi San Siro quando urla, lo senti, lo senti».
ESPERIENZA IN SERIE C – «Molti la sottovalutano un po’ ma soprattutto per noi giovani è molto costruttiva: giochi contro gente che ha molta esperienza in vari campionati e per un giovane non è facile. È un calcio diverso, più cattivo e meno tecnico. Milan Futuro? Penso che sia fondamentale: non è la Primavera ma non è neanche la Prima Squadra. Ti da tanta esperienza e come ho detto prima è un altro calcio».
MESSAGGIO AI TIFOSI – «Crederci fino alla fine, lavorare sodo: ci saranno anche cadute ma l’importante è rialzarsi ma soprattutto crederci, crederci. Se lavori sodo, prima o poi ti ritorna».